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La frazione di San Vito ci appare come un gruppo di case sparse attorno ad un antico campanile in travertino che tenacemente si arrampicano sulle pendici occidentali della Montagna dei Fiori. Porta il nome del santo al quale è titolata l'interessante chiesa, tuttavia sono oscure le sue origini e i primi documenti ci ricordano che nel XIII secolo erano legate al vescovo di Ascoli ma nel secolo successivo, in periodo angioino, lo si ritrova già nel regno di Napoli, nel distretto di Macchia. Nel 1360 veniva razziato dalle milizie ascolane come rappresaglia contro Cola di Macchia, signore di Castel Manfrino, che si era ribellato contro Ascoli ed aveva assediato e preso Castel Trosino. Torna sotto l'egida ascolana nel 1408, quando Ladislao d'Angiò-Durazzo incorpora Ascoli nel regno di Napoli, concedendogli anche il feudo di Macchia, che comprendeva anche la comunità di San Vito; nel frattempo prendeva piede nel capoluogo la breve signorina degli Acquaviva, seguita a quella più duratura dei Da Carrara. Con la vittoria di Alfonso V d'Aragona sugli angioini nel 1443, si riorganizza lo stato napoletano e San Vito diventa sede di una propria identità territoriale, sempre sottoposta all'università di Macchia del Conte. Il suo territorio comprendeva anche Settecerri e Santa Rufina con le loro contrade; ritornano scarse le fonti fino al 1561, quando lo ritroviamo come feudo dei duchi d'Atri condiviso con i Conti di Montorio. Sempre in quell'epoca numerosi briganti imperversavano in tutto il territorio e soprattutto in questi borghi della montagna; tra le numerose gesta di questi personaggi bellicosi della montagna si ricordano quelle del noto Marco Sciarra che era nato poco lontano da quelle vallate. Più tardi, nel 1668, durante la repressione dello Zunica, vengono incendiate per rappresaglia contro i briganti alcune case di San Vito per avergli dato asilo. Con l'arrivo di Napoleone e la successiva riorganizzazione territoriale, viene incorporato nel 1807 al governo di Civitella del Tronto e qualche anno dopo, nel 1813, viene definitivamente incorporata al municipio di Valle Castellana, giusto in tempo per l'unità d'Italia. Durante la seconda guerra mondiale è uno dei teatri della resistenza partigiana di Colle San Marco, qui opera la banda guidata da Guido Vittori. L'abitato, che oggi è rappresentato da nuovi caseggiati mischiati e fusi con quelli antichi, circonda oggi come un tempo la chiesa votata a San Vito ed il suo campanile pendente, un parco circonda la chiesa a sud mentre all'opposto si trova una grande piazza, centro del paese e soprattutto dei festeggiamenti in onore del santo protettore. Continuando a salire verso San Giacomo si trova una lunga scalinata che culmina con una statua della Madonna Immacolata.

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